Categorie: Sostenibilità
Pubblicato 24 apr 2024

Secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, nei prossimi tre anni l’elettricità generata da fonti prive di combustibili fossili dovrebbe soddisfare il 90% della domanda di elettricità globale aggiuntiva. E le preoccupazioni sulla sostenibilità e sul cambiamento climatico non sono gli unici fattori che promuovono questa tendenza. Ecco sei ragioni per cui possiamo aspettarci che la disponibilità di energia pulita continui ad aumentare nei prossimi anni.

1. Il costo dei combustibili fossili sta aumentando…

L’invasione dell'Ucraina da parte della Russia ha avuto un impatto senza precedenti sulle linee di approvvigionamento energetico globali, in particolare sul gas naturale. Questo evento ha fatto sì che i prezzi del gas e del carbone in Asia e in Europa raggiungessero livelli record nel 2022 e livelli eccezionalmente alti in tutto il mondo in generale. Secondo l’ultimo Electricity Market Report 2023 dell'Agenzia internazionale dell'energia, si prevede che i prezzi rimarranno elevati almeno fino al 2025, rendendo l’energia rinnovabile sempre più attraente dal punto di vista economico.

2. …mentre i prezzi dei combustibili rinnovabili stanno scendendo

Il decennio tra 2010-2020 ha visto il costo delle fonti rinnovabili crollare, ad esempio il costo dell'energia solare è diminuito dell'85%. E i prezzi continuano a scendere. Uno studio condotto dall'Università di Oxford, che ha modellato le probabili proiezioni dei prezzi sia dei combustibili fossili che delle energie rinnovabili nei prossimi decenni, ha stimato che la transizione potrebbe ridurre i costi energetici mondiali fino a 12 trilioni di dollari entro il 2050.

3. La necessità della sicurezza energetica sta accelerando la transizione verso fonti sostenibili

Un'altra conseguenza dell'invasione russa dell'Ucraina è che molti paesi, soprattutto in Europa, sono stati costretti a porre fine alla loro dipendenza dal gas e dal petrolio russi. Questo scenario ha portato molti governi ad accelerare la transizione verso l'energia verde. Ad esempio, l’UE ha risposto alla crisi con il suo Piano REPowerEU, in cui gli investimenti su larga scala nelle energie rinnovabili sono visti come la chiave per porre fine alla dipendenza energetica del continente dalla Russia.

4. Il sistema del carbon pricing sta contribuendo a rendere i combustibili fossili più costosi e l’energia rinnovabile più economica

Nel 2022, 68 meccanismi di carbon pricing erano in vigore a livello globale, solitamente sotto forma di tasse sul carbonio o sistemi di scambio di emissioni. Per prepararsi a un’economia a basse emissioni di carbonio, molte aziende multinazionali stanno anche introducendo i propri sistemi interni di carbon pricing. Con l’aumento del prezzo del carbonio, le industrie ad altamente inquinanti sono sempre più portate a cercare alternative rinnovabili. E in molti paesi, i ricavi derivati dal carbon pricing vengono reinvestiti nella ricerca e nello sviluppo di energie rinnovabili.

5. I governi continuano a incentivare l’energia pulita

Nell'agosto 2022, il governo degli Stati Uniti ha approvato l'Inflation Reduction Act (IRA), che mira a stimolare la crescita economica investendo circa 369 miliardi di dollari nell'energia rinnovabile. Nel frattempo, le iniziative REPowerEU e Fit for 55 dell'UE, nonché la Politica 1+N della Cina, tutte includono meccanismi per incoraggiare gli investimenti nell'energia pulita.

6. La rapida crescita della capacità di stoccaggio delle batterie renderà l’energia solare e quella eolica più affidabili

Uno dei limiti dell'energia eolica e di quella solare è la loro incapacità di fornire energia continua e affidabile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, a causa della loro dipendenza dalle condizioni meteorologiche. Tuttavia, questo problema può essere superato se l’energia generata nei momenti di massima produzione potesse essere immagazzinata per un uso successivo. Nel 2022, la capacità delle batterie per lo stoccaggio di energia è cresciuta di oltre l’80% negli Stati Uniti, di quasi il 100% in Cina, di circa il 35% in Europa e del 90% nei paesi dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico del Pacifico (Giappone, Corea, Australia, ecc.).